Il trattamento dei reflui derivanti da attività industriali richiede lo sviluppo di sistemi a ridotto impatto ambientale che garantiscano il rispetto dei sempre più stringenti limiti di legge previsti allo scarico, minimizzando i costi di investimento e di esercizio. Sebbene i trattamenti di tipo biologico siano più economici di quelli chimico-fisici, essi manifestano un’intrinseca fragilità quando i reflui da trattare sono caratterizzati dalla presenza di sostanza organica, nutrienti e composti potenzialmente tossici in elevate concentrazioni (reflui agroindustriali, petrolchimici, ecc.).
Per superare questo limite, presso i laboratori del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura sono in corso sperimentazioni su sistemi biologici avanzati per il trattamento di reflui industriali “complessi”. Il processo a fanghi aerobici granulari (la biomassa si sviluppa naturalmente in forma di granuli, senza materiale di supporto) è stato testato con successo per il trattamento di reflui contenenti composti organoclorurati, presenti in numerosi liquami industriali, e reflui petrolchimici, perché la biomassa si presenta in una forma più resistente alle sostanze tossiche.
Rispetto ai sistemi convenzionali, questo nuovo processo consente una riduzione degli ingombri fino all’80%, e del fabbisogno energetico fino al 60%. Un’altra tecnologia studiata, applicabile al trattamento di reflui ad elevato tenore di ammonio, è quella basata sulla combinazione del processo di nitritazione parziale (conversione del 50% dell’ammonio influente a nitrito) e di ossidazione anaerobica dell’ammonio residuo (con conversione ad azoto gassoso), che consente di ridurre i costi operativi fino al 60% rispetto ai sistemi biologici convenzionali e fino al 75% rispetto allo strippaggio con vapore. Altre sperimentazioni sono in corso sul trattamento on-site con processi “bio-slurry” di sedimenti portuali contaminati da idrocarburi.
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